mercoledì 26 novembre 2014

I BAMBINI DI ANGKOR

A volte penso a quanto viaggiare mi ha cambiato... 
Ho avuto la fortuna di visitare Angkor due volte, la prima nel 2012 quando stavamo viaggiando 9 mesi nel sudeste asiatico e la seconda un paio di mesi fa, con i miei. 
Se durante la prima volta, presa dall’estasi del momento e ammaliata dalla bellezza del posto non mi sono resa conto di quello che stava succedendo davanti ai miei occhi, la seconda volta è stata molto diversa: questo post non parlerà di Angkor Wat, spettacolare e indimenticabile, nè del labirinto di facce di Bayon, nè delle radici che ebbero la meglio sulle pietre millenarie di Ta Prohm. 
Questo post  parlerà dei suoi bambini, figli del turismo di massa , della necessità e dell’indifferenza.


Ti ricevono prima del sole
Ti ricevono belli svegli mentre tu sei lì, ancora mezza addormentata, ad aspettare quella  che dicono essere la più bella alba del mondo.
Davanti a te Angkor Wat, colossale e imponente. 
E intorno a te le loro voci: ‘one dollar, one dollar!’ ‘coffe! Just one dollar!’ ‘Do you wanna buy me a book? Postcards?’ ‘Just one dollar!’.

I turisti son lì, ci sono quelli che scattano fotografie ai bambini, per poi una volta a casa insegnarle come trofei. Ci sono quelli che comprano, anche se non sanno se stanno facendo bene o male. Ci sono quelli che s’infastidiscono come se i bambini fossero zanzare che semplicemente disturbano. Ci sono quelli che provano pena durante un paio di minuti e poi si lasciano ammaliare dall’incanto di Angkor.

Una cosa è chiara: i bambini non dovrebbero essere lì
Dovrebbero essere a casa, dormendo le ultime ore prima di svegliarsi per andare a scuola.
La scuola. Quella che, volenti o nolenti, ci ha visto crescere, che ci ha visto trasformarci da tabula rasa a persona adulta. 
Quella che troppe volte abbiamo odiato e quella di cui, poi, abbiamo sentito la mancanza.


LAVORO MINORILE: COSA NON FARE

-non regalare niente: ci sono turisti, armati di buona volontà, che portano con sè matite, quaderni, caramelle e quant’altro con l’idea di regalare ai bambini un secondo di felicità. Se l’intenzione mi sembra ottima il risultato potrebbe non esserlo: regalare cose ai bambini favorisce la mendicità e ci fa vedere ai loro occhi come un ‘dispenser di regali ambulante’.
-non ignorarli: la soluzione non è quella di ‘non curarti di loro ma guarda e passa’. Probabilmente uno dei momenti più belli della loro giornata è quando trovano un turista che scherza e gioca con loro, che li tratta come quello che sono: bambini.
-non fare un servizio fotografico: angkor non è uno zoo, lo so che i bambini sono bellissimi, lo so che la tentazione di una foto ricordo è grande ma ho visto gente scattare decine di foto ai bambini e mi sembra davvero immorale ed egoista

COMPRARE O NO?

Io non compro
Giusto o sbagliato? Non lo so
Non lo so perché se è vero che il cervello mi dice di non farlo, che la soluzione è smettere di favorire questo negozio non comprando nulla, dall’altra parte penso che forse questo “lavoro”, per quanto sbagliato sia, è quello che fa sì che i bimbi possano mangiare un piatto caldo la sera.
La risposta giusta, mi dipiace, non la so.

NON SOLO ANGKOR...

Purtoppo i bambini di Angkor sono anche i bambini di Phnom Phen, di Battambang, di Sihanoukville e di altri paesini rurali di cui non conosciamo nemmeno il nome.

La maggior parte delle famiglie, soprattutto in aree rurali, non può permettersi inviare i bambini a scuola per due motivi:
1)I bambini devono contribuire all’altrimenti insostenibile situazione finanziaria familiare (in parole povere: devono lavorare)
2)La scuola, pur essendo pubblica, suppone una spesa (materiale scolastico, trasporto...) che la maggior parte delle famiglie non può sostenere.

IL SISTEMA EDUCATIVO CAMBOGIANO
La Cambogia è un paese sensazionale, con una storia moderna terribilmente triste, con una forza portentosa e un sorriso permanente però la situazione educativa è allarmante: la tassa di scolarizzazione è di un 80%* (educazione primaria), 20% (educazione secondaria), 2% (educazione superiore), i professori non sono ben preparati nè motivati (lo stipendio base di un professore è di 30-80$ al mese!) e le classi possono essere formate da più di 50 bambini!
(*ovviamente questo 80% è una cifra estremamente utopica se parliamo di zone rurali)


LAVORO MINORILE: COSA FARE

-Informati prima di viaggiare: conoscere la realtà del paese che visitiamo è un dovere. 
-Denuncia: non chiudere un occhio... si tratta di lavoro infantile e va denunciato! Scrivi sul tema, avvisa amici, fai correre la voce.
-Aiuta: contatta con persone locali o con ong che lavorano sul campo e conoscono meglio di chiunque altro la situazione. 
Sabina e Ivan di viviroriente conobbero Sam durante la visita ad Angkor e organizzarono una colletta solidaria per realizzare il sogno di questo giovane cambogiano: aprire una scuola per insegnare l’inglese ai bambini del suo villaggio in modo tale da offrirgli l’opportunità, una volta grandi, di trovare un lavoro nel settore turismo.
I soldi raccolti sono stati spesi in banchi, sedie, libri di testo e materiale scolastico.... un esempio di come l’unione fa la forza!
Per quanto rigurda le ong ho sentito belle cose di: 
-dona materiale a scuole: non regalare penne, libri e quaderni direttamente ai bambini, ma ai professori di una scuola.


Foto credit: Vivir Oriente
Approfondimenti:
Ti consiglio inoltre quest' articolo ‘le cazzate che dici a te stesso per non dare i soldi a chi fa l’elemosina’, dove Angelo Zinna ti da un pugno in pancia che inevitabilmente fa riflettere.

1 commento:

  1. Ti capisco!Io anche sto crescendo e voltandomi indietro vorrei fare cose diverse.. perchè adesso le mie attenzioni in viaggio sono cambiate !

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(*lo so che lo fai*)
P.S. si accettano anche i commenti belli e positivi.
Grazie e tante care cose!

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